CAMMINI ED EMOZIONI IN VALCELLINA ED IN VAL CIMOLIANA - La mia prima volta tra Barcis e Cimolais, Dolomiti Friulane (PN), Friuli Venezia Giulia
CAMMINI ED EMOZIONI IN VALCELLINA ED IN VAL CIMOLIANA - La mia prima volta tra Barcis e Cimolais, Dolomiti Friulane (PN), Friuli Venezia Giulia
Fino al 2009 non avevo mai camminato nelle Dolomiti Friulane, che
si ergono isolate nell’entroterra alpino all’estremità nord-ovest del Friuli Venezia
Giulia, tra il Veneto e la Carnia, formando un massiccio compatto e selvaggio di
cime rocciose impenetrabili che somigliano a guglie, pinnacoli e campanili svettanti
nel cielo come giganti pietrificati, intervallate da ghiaioni, valli strettissime
e forre scavate da torrenti impetuosi.
Un contesto speciale, formatosi in
epoche preistoriche per effetto di violenti sconvolgimenti tettonici.
Avevo letto molti libri, tra cui i primi racconti di Mauro
Corona, testimone della catastrofe del Vajont del 1963 e narratore della
memoria storica delle genti di quelle montagne, che custodivano un habitat naturale
quasi incontaminato ed insediamenti umani ancora autentici, a differenza delle più
famose “sorelle” Dolomiti venete ed altoatesine, classiche mete del turismo invernale
ed estivo.
All'inizio degli anni 2000, durante le numerose trasferte nelle Alpi Giulie di Tarvisio (UD), non ero riuscita mai a raggiungere il mondo
selvaggio delle Dolomiti Friulane, lontane ed isolate, circondate da poche strade,
solo in parte accessibili attraverso piste e sentieri per escursionisti.
Nel 2009 era stato istituito il Parco Naturale
delle Dolomiti Friulane, che erano divenute patrimonio UNESCO. Una buona premessa e promessa per lo sviluppo del
territorio, e forse anche per una sua ripresa dallo spopolamento. Speravo che ciò si realizzasse.
Ho scoperto la Valcellina proprio nel 2009, nei giorni del solstizio d'estate, e da quel momento è nata in me una passione per questa valle speciale, che esercita un richiamo forte ed irresistibile quando non la frequento per qualche mese.
La prima volta ho soggiornato nel campeggio San Francesco di Barcis, in una tenda stabile e robusta, attrezzata spartanamente, adatta al clima di montagna che è freddo e spesso piovoso anche in estate.
Il campeggio si trova in una posizione
meravigliosa, attestato su un versante elevato, baciato dal sole e dominante il lago.
Ricordo cammini affascinanti, prima sulla strada, arditissima, che costeggia la profonda
forra del torrente Cellina con gallerie scavate nella roccia franosa, e poi lungo
le sponde panoramiche del lago, fiancheggiate da alti abeti rossi;
questi alberi
espandevano un intenso profumo di resina nell’aria tranquilla e senza vento, fresca
ed umida nel crepuscolo, nella sera e nella notte.
I cammini in natura proseguirono l’indomani prima sulle sponde del lago, sulla spiaggetta di sassi frequentata dai cigni,
e poi nella media ed alta Valcellina, la valle stretta e tortuosa detta “Canale” per la sua configurazione incuneata
tra montagne alte, strapiombanti e selvagge, in cui gli unici segni di
antropizzazione consistono nella strada ed in qualche antica abitazione, isolata
sul sentiero storico lungo le sponde.
Impossibile dimenticare i cammini sui sassi, risalendo il torrente impetuoso
in corsa verso valle, tra lembi di suolo con boschetti di salici, basse macchie
cespugliose in fiore, distese di ghiaietto risultante dalla frantumazione di rocce
trascinate dall’acqua, provenienti dai ghiaioni e dai versanti franosi delle
montagne; nell’alveo emergevano, insabbiati, grandi tronchi di alberi con rami
contorti e con radici rivolte verso il cielo.
Questi imponenti relitti, privi di corteccia,
seccati dal sole e dal vento e levigati dall’acqua, testimoniavano silenziosamente,
in mezzo al fragore della corrente che sovrastava anche la voce umana, la potenza
e la furia distruttrice del torrente che si scatena durante le piene, in
primavera ed in autunno.
Un mese dopo ritornai in Valcellina per nuovi
cammini, facendo base nel campeggio di Cimolais (PN), sulla piana pascoliva a lato
del torrente Cimoliana, che fuoriesce dal nucleo più interno del massiccio delle
Dolomiti Friulane.
Avevo già visitato Cimolais ed ero rimasta incantata
e senza parole, con la testa e lo sguardo all’insù, immersa nel paesaggio della
valle su cui si sorge l’antico centro abitato.
Sin dalla prima visita questa valle mi diede l’impressione
di una culla accogliente, invitante, austera ma anche dolcissima, misteriosamente
incuneata in un’oasi di terra prativa pianeggiante, fiancheggiata su due lati
opposti da montagne scure e boscose, altissime e strapiombanti sul letto
ghiaioso del torrente, e racchiusa sul fondo, a nord, da una barriera impenetrabile
di cime rocciose che raggiungono i 2700 metri, oltre le quali si estendono chilometri
quadrati di natura selvaggia, in cui si attestano isolati gli alpeggi estivi dell'alta Val Cimoliana.
A Cimolais festeggiai il mio compleanno, nella
piena esplosione della breve estate alpina, nel mese di luglio.
L’orientamento
e la conformazione della valle rendevano affascinante il percorso del sole e nettissime
le escursioni termiche.
Tutto accadeva velocemente, ed a sorpresa.
I primi raggi di sole illuminavano la valle in tarda
mattinata, ed in pochi minuti la invadevano tutta; il passaggio dall’ombra alla
luce, dal freddo al caldo era rapidissimo.
In pochi istanti, camminando sul letto del
torrente, si toglievano cappello e maglioni di lana e si godeva il calore estivo
in costume da bagno, assaporando il fresco dell’acqua che scorreva in rivoli sottili,
sotto il sole che picchiava forte, verticale, riflettendosi sulle ghiaie.
Anche il tramonto era velocissimo, ma la luce del
crepuscolo permaneva a lungo in quella stagione ed a quella latitudine, e rendeva
piacevole la preparazione della cena sul prato, con il fornellino da campo, finché
la stanchezza della giornata di cammino all’aria aperta regalava un profondo
sonno ristoratore, accompagnato dalla ninna nanna cantata dall’acqua del torrente.
* * * * *
Questo scritto fa parte di un racconto autobiografico, estratto dal mio libro di recente pubblicazione dal titolo:
CAMMINI RIGENERANTI - Percorsi nella memoria.
Esperienze di vita e di resilienza, accompagnate dal potere rigenerante del cammino per la salute, il benessere e la pace interiore.
Il libro è il 2° volume della collana dal titolo: "CAMMINI NELLE ETA' DELLA VITA" ed è disponibile su Amazon in formato cartaceo (con foto in bianco e nero) ed in ebook (con foto a colori):
Durante oltre un decennio di cammini in Valcellina, ho concepito un progetto di ricerca personale, in cui il cammino, oltre ad essere un'attività rigenerante per la salute e per il benessere psico-fisico, consente anche la fruizione integrata della natura e dei paesaggi antropizzati, tra antichi percorsi, piccoli insediamenti storici (borgate), architetture emergenti e minori, piccoli manufatti spontanei, nati dall'unione tra la devozione delle genti e l'arte popolare.
Il progetto, dal titolo:
ARCHITETTURE-CAMMINO IN VALCELLINA NELLE BORGATE DI BARCIS (PN)
è supportato da ricerche bibliografiche e di cartografie storiche del XIX secolo, e raccoglie anche le memorie orali di abitanti originari del luogo; questi, con i racconti che mi hanno offerto durante le interviste, stanno fornendo un importante contributo alla storia recente non scritta della loro comunità, decimata dalle emigrazioni e dallo spopolamento.
ARCHITETTURE-CAMMINO
(logo di Irene Munzù)
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