Oltre il lago di Barcis ed oltre la Forra del Cellina: Molassa, una borgata riservata con la sua comunità, Barcis (PN), ARCHITETTURE-CAMMINO NELLE BORGATE DI BARCIS

 

Friuli Venezia Giulia, Prealpi Carniche, Valcellina, Barcis (PN), borgata di Molassa tra realtà presente e testimonianze del passato
Barcis in Valcellina: ecco una delle più note vedute della valle, del torrente Cellina che si immette nel lago, del paesaggio dolcissimo come una culla accogliente, disegnata dai versanti ricoperti da boschi e delimitata in fondo dalla vetta del Monte Raut e dalla Forcella La Croce che si staglia nel cielo nel punto a quota più bassa, ricordando che questo luogo incantevole ha la sua unica via naturale di comunicazione con la pianura friulana, attraverso una sella che fino all'inizio del XX secolo si scavalcava solo a piedi.
Oltre il paesino di Barcis sulle rive del lago, il dolce paesaggio cede il posto agli orridi strapiombi delle rocce scavate nei millenni da torrenti impetuosi: la Forra del Cellina e la Forra del Molassa. Il paesaggio cambia bruscamente e nasconde sorprese ed un piccolo gioiello: la borgata di Molassa.
Si tratta di un piccolo nucleo insediativo, sorto proprio ai margini delle forre, in un pianoro incastonato alle falde del Monte Resettum, lambito da un torrente che nella bella stagione offre le sue acque trasparenti ed invitanti, e che nelle stagioni delle piogge si scatena con la sua corrente che fuoriesce, veloce e violenta, da una valle strettissima e profonda, incuneata tra versanti inaccessibili, franosi e tormentati dall'impatto delle piene, dette le "montane", che erodono le sponde e distruggono i ponti. Gli abitanti del luogo conoscono bene questa terra selvaggia, la rispettano, temono le insidie delle acque che scendono dalle montagne, e nei secoli sono riusciti con grande abilità a dominarla, coltivarla, abitarla e percorrerla,  guadando questo critico passaggio obbligato di collegamento con la pianura. Come? installando passerelle di legno mobili e leggere, che dopo ogni passaggio venivano tirate in secco sulle sponde e fissate agli alberi, e camminando a piedi. Incredibile ma vero.


I visitatori che entrano nella valle di Barcis attraverso la SR 251 da Montereale Valcellina attraversano a gran velocità le gallerie ed il viadotto e non vedono la borgata di Molassa.
Questa è nascosta e va conquistata, guadagnata, scoperta e gustata, rigorosamente a piedi, anzi in punta di piedi. Chi desidera visitarla deve dimenticare l'auto, perché non vi sono strade adeguate né parcheggi. Partire dal centro di Barcis per una visita autentica alla scoperta della borgata di Molassa significa ripercorrere una strada antica, lunga, articolata su saliscendi in cui tratti panoramici si alternano a tratti immersi nei boschi.


Questo cammino riporta indietro nel passato, sul tracciato della più antica strada della Valcellina, che nel XVIII secolo era giornalmente percorsa da camminatori, lavoratori, commercianti e boscaioli, uomini e donne che vivevano in sintonia con i luoghi, con fatica e con amore. La Molassa era un crocevia di genti operose che attraversavano la borgata, che si fermavano per riposare e chiacchierare, e che seguivano la strada segnata da piccoli ed umili capitelli votivi, ciascuno dei quali racchiude un'immagine sacra e tante storie di cammini, vite, lavoro e devozione.




Raggiungendo in cammino la Molassa dall'alto, ci ritrova immersi in un piccolo mondo in cui tra le abitazioni, tutte ben conservate e curate dai loro custodi, gelosi ed amorevoli, si nota una fontana, un lavatoio, un forno per il pane, un piccolo laboratorio per la produzione del formaggio. 
Il luogo era pieno di vita, di famiglie, di bambini, di attività fino a qualche decennio fa. 
Gli abitanti della Molassa, come quelli di tutte le borgate alpine, erano autarchici e quasi autosufficienti, erano capaci di provvedere alle necessità della sussistenza operando con mani sapienti che coltivavano, mungevano pecore e mucche, filavano e lavoravano la lana delle pecore, tagliavano legna e sassi e trasportavano tutto a spalla per costruire le loro abitazioni che hanno sfidato i secoli, e che sono state quasi tutte incendiate dai nazisti nel 1944 e poi ricostruite con tenacia e determinazione.


Gli abitanti della borgata di Molassa costituiscono ancora una comunità solidale; non tutti vi abitano stabilmente, ma si ritrovano sempre sul posto tutti insieme, di generazione in generazione; si trasmettono case, spazi, capitelli, ricordi, storie, fotografie d'epoca e video, e poesie dettate dall'amore per il loro "piccolo borgo".
I "Molasser" non vogliono essere invasi né disturbati dalla folla di turisti; sono accoglienti, simpatici, raccontano e condividono, ma amano il silenzio ed il rispetto. 
Prima di entrare in Molassa, metaforicamente, è necessario bussare alla porta, chiedere permesso, entrare in punta di piedi ed immergersi in uno spazio in cui non esiste confine tra il pubblico ed il privato.
Lo slargo innanzi alle case diventa un salotto, un luogo di sorprendente umanità in cui si incontrano persone di ogni età, anche giovanissime.



Sono passata tante volte in Molassa negli ultimi 13 anni, e nell'estate 2020 ho avuto l'onore ed il piacere di essere accolta nel salotto per ascoltare le storie di alcune persone. 
Testimonianze preziose. Le ho registrate e le raccoglierò in uno dei miei prossimi libri dedicato alla Molassa, nell'ambito dei cammini nelle borgate di Barcis.
Ma devo ancora ritornare in Molassa, conoscere altre persone speciali e riservate, ed ascoltare altre storie. 
So che in questa piccola e compatta comunità vi è ancora tanto da scoprire, tra le case ed i manufatti che raccontano in silenzio il passato, e tra le voci degli abitanti.
Alcuni di loro, sensibili e riservatissimi, mi hanno già offerto le loro storie dei loro capitelli, raccontandole al telefono nelle domeniche buie e tristi del lockdown, e mi hanno consentito di compilare alcune schede del mio libro sul cammino tematico tra capitelli sulle antiche strade delle borgate di Barcis.
Spero che riusciremo a reincontrarci presto nello slargo-salotto per completare la raccolta delle storie e delle memorie, affinché non vadano disperse.
Ci impegneremo tutti a diffonderle, stabilendo e facendo rispettare la regola: alla Molassa si va in visita silenziosa del luogo e rispettosa degli abitanti, solo a piedi, senza assembramenti né bivacchi improvvisati, né selfie, né confusione. 
Troveremo insieme una nuova formula, per una visita all'insegna della memoria, della cultura della borgata di montagna e dello scambio di sguardi, parole e gesti di umanità, in linea con il desiderio della piccola e compatta comunità.
Il mio progetto ARCHITETTURE-CAMMINO prevede anche questo, insieme.




ARCHITETTURE-CAMMINO
(logo di Irene Munzù)









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