CAMMINO CON I BAMBINI ALLA MARINA DI PUOLO SULLA GRADONATA STORICA, Massa Lubrense (NA), penisola di Sorrento
CAMMINO CON I BAMBINI ALLA MARINA DI PUOLO SULLA GRADONATA STORICA, Massa Lubrense (NA), penisola sorrentina
Estate 2001. Ero con la famiglia nella terra di Massa Lubrense, dove l’estrema
propaggine della penisola sorrentina presenta uno sviluppo litoraneo lungo e tortuoso,
con poche spiagge libere, prevalentemente strette ed incuneate tra scogliere e
promontori scoscesi, spesso difficilmente accessibili. In quegli anni la Marina di Puolo era un luogo piacevole e tranquillo per la balneazione adatta anche ai bambini piccoli, specie nelle prime ore del mattino.
La breve spiaggia sabbiosa si estende in un’insenatura
esposta a nord, accogliente, delimitata dalle scogliere del Capo di Sorrento
che, distaccandosi da ampie distese di oliveti e di agrumeti, degradano
dolcemente verso il mare.
All’epoca il sito non si caratterizzava solo per
la dolcezza del paesaggio e del litorale, ma anche per la residua autenticità
di un antico borgo di pescatori, insediatosi molti secoli addietro in questa
baia, ubicata alla foce di un rivo d’acqua dolce, delimitata alle spalle da una
collina, e ben protetta dai venti e dal mare di traversia, che flagellano prevalentemente la
costa lubrense da ponente.
Parcheggiavamo l’auto ai margini della strada che
collega Massa Lubrense a Sorrento, e discendevamo in cammino fino alla Marina
di Puolo, lungo un percorso storico a gradoni, costituito da panoramiche rampe
a zig-zag; queste si snodavano prima tra giardini ed agrumeti ombrosi, delimitati
da alti muri di cinta in blocchi squadrati di pietra tufacea ricoperta da
tappetini di muschio, e poi tra terrazzamenti soleggiati, in cui gli oliveti si
alternavano a macchie cespugliose di boscaglia.
Dall’alto della gradonata, lo sguardo spaziava oltre
la vegetazione verso il mare azzurro, calmo, trasparente ed invitante, e più in
basso si concentrava sui terrazzi di copertura delle casette del borgo, che nel
loro insieme formavano una cortina rettangolare, stretta e lunga, compatta, sovrastata
dal piccolo campanile della chiesetta.
Veduta della Marina di Puolo dal mare, presumibilmente anni '50-'60, estratta da: Attilio Gargiulo, Massa Lubrense, reportage fotografico www.vesuvioweb.com |
La gradonata passava innanzi alla chiesetta, il
cui portale di ingresso era rivolto verso la collina, e poi proseguiva attraverso
i supportici delle case del borgo; queste sembravano intrecciate, quasi abbracciate
le une alle altre come per proteggersi dal mare frontistante, intervallate da
vialetti stretti, ingombri di vasi con piante fiorite ed aromatiche.
Nei supportici scuri, nei quali non batteva mai
il sole, lo spazio pubblico e quello privato si confondevano, e l’essenza marinara
e contadina del borgo si mescolavano promiscuamente, in un equilibrio atavico.
Sul piano di calpestio dei vialetti e delle scalinate
coperte giacevano parcheggiate nasse, reti da pesca, remi, vanghe, zappe, rastrelli,
martelli, ceste, stivali, ciabatte, scarponi, secchi e bidoni. Tra le mura aleggiavano
profumi mediterranei provenienti da cucine silenziose ed invisibili: pomodori,
melanzane e peperoni cotti con il basilico, e pesce fritto condito con limoni del luogo.
Attraversando questo piccolo mondo appartato, in
pochi minuti raggiungevamo un’ampia arcata aperta scenograficamente sulla
spiaggia di sabbia e ghiaietto, con gli stabilimenti balneari ancora deserti, libera
fino alla battigia.
A metà mattinata, sulla spiaggia assistevamo all’approdo
delle barche di legno (i “gozzi”) che rientravano puntuali dalla pesca notturna,
inseguite da stormi di gabbiani; sulla riva stazionavano i familiari dei
pescatori, anziani, donne e ragazzini che attendevano l’arrivo delle barche per
tirarle in secco e per scaricare il pescato, circondati da una decina di gatti affamati.
Quando il sole cominciava a picchiare e la spiaggia
si affollava di bagnanti assiepati sotto gli ombrelloni, ci incamminavamo sulla
via del ritorno, risalendo la gradonata.
Lungo il percorso, mentre cadenzavo il passo con la
respirazione, ricordavo la Marina di Puolo autentica che avevo frequentato nella
mia infanzia, tra la fine degli anni ’60 e la prima metà degli anni ’70.
A ridosso della spiaggia vi era una trattoria gestita
da una famiglia di anziani autoctoni, custodi del borgo e delle sue storiche memorie. Lo spazio della trattoria era allestito all’aperto, all’ombra di un pergolato con
struttura in pali di castagno e “pagliarelle”, ed era arredato con rusticissimi
tavolini e con sedie di legno dal sedile impagliato.
Sotto la pergola si incontrava sempre il gestore,
un uomo simpatico, abbigliato con canottiera e pantaloni blu arrotolati, con i piedi
scalzi che fuoriuscivano dalle ciabatte consumate, cercando il contatto con il
suolo.
Raccontava storie di pesca, di marineria, di naufragi,
di salvataggi, e di tempeste invernali durante le quali le mareggiate invadevano
completamente la spiaggia e l’acqua penetrava nei lunghi terranei sotto le
abitazioni, adibiti a depositi di barche e di attrezzature.
Uno di questi locali terranei ospitava la cucina
della trattoria, il regno della cuoca; era una donna pallida e sempre vestita di
nero, che usciva raramente all’aperto, e che operava sapientemente nel locale oscuro,
tra i fornelli allineati lungo una parete, tutti alimentati a legna.
Camminando lentamente con questi pensieri, raggiungevo
un punto di sosta elevato, panoramico, silenzioso ed immerso tra gli oliveti, innanzi
al corpo di fabbrica di un’antica villa nobiliare di campagna emergente nel
paesaggio, articolata intorno ad un’ampia corte e fiancheggiata da una cappella
gentilizia.
* * * * * *
Questo scritto fa parte di un racconto autobiografico, estratto dal mio libro di recente pubblicazione dal titolo:
CAMMINI RIGENERANTI - Percorsi nella memoria.
Esperienze di vita e di resilienza, accompagnate dal potere rigenerante del cammino per la salute, il benessere e la pace interiore.
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Buona lettura e buon cammino da Francesca
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