CAMMINO CON BAMBINI PICCOLI - UN'ESCURSIONE NELLE ALPI GIULIE, Rifugio Grego, località Sella di Somdogna, Malborghetto Valbruna, Tarvisio (UD)

 

CAMMINO CON BAMBINI PICCOLI - UN'ESCURSIONE NELLE ALPI GIULIE, Rifugio Grego, località Sella di Somdogna, Malborghetto Valbruna, Tarvisio (UD)

Estate 2002. Abitavo a Camporosso in Valcanale, frazione di Tarvisio (UD), in un appartamento spartano ma accogliente, nella palazzina della ex stazione ferroviaria dismessa, sulla cui facciata campeggiava l’affascinante insegna che annunciava la località: “Camporosso-Valcanale”, evocando viaggi transfrontalieri del passato tra mondi confinanti, diversi per storia, cultura, lingua e tradizioni: la terra friulana e quella austro-ungarica.

I miei bambini piccoli (l'uno di cinque e l'altra di due anni) erano molto abituati al cammino quotidiano in mezzo alla natura, ed avevano gustato tante passeggiate in Valcanale e nelle valli circostanti, tra prati, boschi, laghi e torrenti; ma non avevano ancora provato l'emozione di una vera escursione "in quota", tutta in cammino, in ascesa.

Adesso che vivo stabilmente in Friuli da tanti anni, immagino che molti autoctoni sorrideranno leggendo queste righe, perché i veri escursionisti originari delle terre alpine sono certamente capaci di condurre i loro figli anche sulle crode sin da lattanti, trasportandoli con naturalezza, secondo le abitudini e le tradizioni antiche delle genti di montagna. Per me, che sono nata in una città marittima e che avevo sempre percorso in escursione versanti appenninici di montagne che sprofondano nel mare, in penisola sorrentina e costiera amalfitana, la prima vera escursione alpina con i bambini piccoli fu un traguardo meraviglioso ed indimenticabile.

Era una splendida mattina, con il tipico clima alpino estivo in condizioni di stabilità meteorologica, con il cielo azzurro senza nubi e l’aria fresca e frizzante, che emanava i profumi dei boschi e delle erbe dei prati circostanti, esaltati dalla rugiada della notte. In cucina, mentre la famiglia era ancora immersa nel sonno, preparavo i thermos con i pasti per i bambini e gli zaini per l’escursione, e mi affacciavo alle finestre per osservare le cime rocciose delle montagne, altissime, rosee, illuminate dai raggi di sole.

Dopo colazione, tutti attrezzati con zaini e scarponcini, raggiungemmo in auto la Val Saisera, e precisamente la Malga Saisera, punto di partenza per l’ascensione al Rifugio Grego (posto a quota 1389 metri); l’escursione, in andata, avrebbe richiesto circa un’ora di cammino in salita a passo di adulti, superando un dislivello di circa 450 metri.

Avevamo già percorso in lungo ed in largo con i bambini l’incantevole Val Saisera, racchiusa tra altissime montagne, camminando nel fondovalle, sulle sponde del torrente, e sulle piste immerse nei boschi di abeti. 
Ci eravamo intrattenuti tante volte  nel grande prato in cui pascolavano mandrie di mucche ruminanti, che girovagavano libere durante il giorno nutrendosi di fiori colorati e di erbe profumate, e che al tramonto rientravano per abbeverarsi alla fontana della malga, tutte in fila, dondolanti al suono dei campanacci al collo, alcune appesantite da pancioni gravidi, ed altre seguite da vitellini che camminavano sotto i loro corpi lenti e protettivi, cercando le mammelle. I bambini le osservavano con curiosità.

Il cammino verso il Rifugio Grego si svolgeva su un sentiero in forte pendenza, immerso nel bosco di abeti. Procedevamo lentamente; io conducevo il bimbo per mano; la bimba era trasportata in spalla dal padre e, inebriata dall’aria fresca e dai profumi degli alberi, si addormentò quasi subito.
Mio figlio ogni tanto voleva correre sulla salita, desideroso di raggiungere presto la meta, e mi invitava a velocizzare il passo, nonostante le mie raccomandazioni di procedere con ritmo costante, di evitare scatti di corsa seguiti da soste ansimanti, di respirare a pieni polmoni e di osservare la natura del bosco e del sottobosco.

Non conoscevo le tipologie di abeti, e mi chiedevo se quelli che ci circondavano fossero i mitici “abeti di risonanza”, dai cui tronchi si ricava un legno dalle particolari caratteristiche, adatto per la costruzione di strumenti musicali. 
Mi piaceva immaginare che fosse così, mentre camminavamo nel bosco risonante di tanti suoni vicini e lontani, lievi, misteriosi, emessi dai suoi abitanti invisibili, disturbati dallo scalpiccio dei nostri passi e dalle nostre voci.

L’arrivo al rifugio regalò un mix di emozioni: appagamento e benessere, stupore di fronte al panorama delle montagne circostanti, che con la cima dello Jof di Montasio superano i 2700 metri, e desiderio di relax sul prato. Mio figlio, sorridente e soddisfatto, ricevette i complimenti di tutti gli escursionisti radunati sulla terrazza.
Dopo aver divorato una fetta di strudel, i bambini si distesero sull’erba, sonnecchiando. Guardandomi intorno scoprii, con un po’ di delusione, che quel magico luogo era raggiungibile anche attraverso una strada carrabile.
Come i "veri" escursionisti, scattammo anche noi la nostra foto ricordo.


* * *

Questo scritto fa parte di un racconto autobiografico, estratto dal mio libro di recente pubblicazione dal titolo: 
CAMMINI RIGENERANTI - Percorsi nella memoria.
Esperienze di vita e di resilienza, accompagnate dal potere rigenerante del cammino per la salute, il benessere e la pace interiore.
Il libro è il 2° volume della collana dal titolo: "CAMMINI NELLE ETA' DELLA VITA" ed è disponibile su Amazon in formato cartaceo (con foto in bianco e nero) ed in ebook (con foto a colori):






Buona lettura e buon cammino da Francesca

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