CAMMINO NELLA BAIA DI IERANTO, sul sentiero tra montagne che sprofondano nel mare, Massa Lubrense (NA), Nerano, Ieranto FAI, Punta Campanella
CAMMINO NELLA BAIA DI IERANTO, sul sentiero tra montagne che sprofondano nel mare, Massa Lubrense (NA), Nerano, Ieranto FAI, Punta Campanella
Uno dei luoghi preferiti dei miei cammini rigeneranti era la Baia di Ieranto, nella
terra di Massa Lubrense, sulla costa affacciata a sud sull’ampio mare del golfo
di Salerno.
Il sito si raggiunge solo a piedi, attraverso un sentiero antico immerso in
un paesaggio speciale.
La natura esprime la sua forza selvaggia nella
morfologia delle montagne, che precipitano in mare con promontori e penisole
rocciose dal profilo tormentato, ed accoglie in un abbraccio benevolo le
architetture storiche, emergenti nel panorama.
La sacralità del luogo e la misteriosa origine delle sue prime forme di
antropizzazione sono impresse nella toponomastica; secondo gli studiosi, il
nome Ieranto deriva da IEROS, che in greco significa sacro.
La storia del sito
è antica, e si confonde con il mito delle Sirene dell’antichità classica, che
forse proprio qui avevano incantato Ulisse nelle sue navigazioni, e che
continuano ancora ad incantare tutti coloro che sono capaci di percepire
il “genius loci” camminando lentamente, in silenzio.
Ho percorso tante volte quel sentiero, nell’infanzia e nella giovinezza,
dagli anni ’70 alla fine degli anni ’90, in tutte le stagioni, prima in
famiglia, e poi in coppia e/o con amici naturalisti. In estate amavamo raggiungere la Baia di Ieranto percorrendo il sentiero
nella calura, per gustare il mare dal primo pomeriggio fino al tramonto.
Quando
il sole era allo zenit, partivamo dal borgo di Nerano, attestato su un declivio
sovrastato dagli speroni rocciosi del Monte San Costanzo e già immerso
nell’ombra.
Veduta del borgo di Nerano (foto di Elia Fontana) |
Il sentiero si svolge a mezza costa, alla base della montagna incombente,
prima immerso tra la vegetazione e poi aperto panoramicamente verso l’ampia
baia della Marina del Cantone, che da questa prospettiva è visibile in tutto il
suo splendore paesaggistico.
La lontananza, unita al fruscio del vento ed alla nitidezza dei colori,
sfuma la realtà di quel litorale affollato e rumoroso, con i parcheggi roventi
invasi dai veicoli, e con la spiaggia di sassolini sommersa dagli stabilimenti
balneari.
Veduta della Marina del Cantone dal sentiero (foto di Elia Fontana) |
Lungo il sentiero, sostavamo brevemente innanzi ad un’edicola votiva, una
piccola nicchia costruita con fede, incastonata nella roccia, circondata da
piante fiorite ed aromatiche curate da mani amorevoli, illuminata dal sole e
rivolta verso il mare lontano.
Poco oltre, il paesaggio muta bruscamente; gli stretti terrazzamenti con
oliveti, sormontati dalla boscaglia, lasciano spazio al suolo aperto ed arido
di una sella che, scavalcando il promontorio di Montalto, si affaccia sulla
sottostante Baia di Ieranto.
Nel punto più elevato della cresta della sella si
staglia, imponente, la fabbrica cinquecentesca della Torre di Montalto,
emergente nel paesaggio, attestata in posizione dominante il mare tra le due
baie (Marina del Cantone e Baia di Ieranto).
Nei pressi di un piccolo fabbricato, originariamente una casa rurale tipica
del luogo, costituita da un volume parallelepipedo coperto da volta
estradossata, il sentiero svela la configurazione della Baia di Ieranto,
costituita da due insenature affiancate, separate da un promontorio roccioso
strapiombante, incappucciato da cespugli di macchia mediterranea tra cui spiccano
euforbie e ginepri.
Una delle due insenature è inaccessibile da terra, e l’altra si raggiunge
velocemente, perdendo quota su una ripida ed aerea scalinata sconnessa in
pietra.
Veduta della Baia di Ieranto dal sentiero (foto 2012) |
Dopo aver percorso in discesa la scalinata, prestando attenzione ad
appoggiare saldamente i piedi al suolo ed a mantenere l’equilibrio nello spazio
aperto, scosceso, e battuto dal vento, atterravamo su una spiaggetta stretta,
incuneata tra le rocce, fatta di sassolini tondeggianti levigati dalle onde.
Finalmente gustavamo il bagno nelle acque limpide e trasparenti, nuotando
lungamente.
Sulla destra, il panorama si apre sui versanti del Monte San Costanzo
strapiombanti nel mare fino al Promontorio di Punta Campanella; di fonte, sulla
linea d’orizzonte, si staglia netto il profilo dell’Isola di Capri con i
Faraglioni.
Ogni volta che facevo il bagno nella Baia di Ieranto, nuotando verso il
largo, pensavo che un Paradiso, se esiste, potrebbe essere proprio qui.
Oggi, mentre scrivo, sono contenta che la Baia di Ieranto faccia parte
dell’ampia area marina protetta di Punta Campanella, e che l’insieme del suo
mare e delle sue coste costituisca un sito di interesse naturalistico per la
biodiversità, controllato e preservato dall’inquinamento dei motori.
Ricordo che nelle domeniche estive degli anni ’70 la piccola baia era
invasa da imbarcazioni a motore, che si ancoravano a poche decine di metri
dalla riva formando una barriera che disturbava sia i bagnanti silenziosi come
noi, sia gli abitanti dell’intero ecosistema naturale.
I fondali marini, che esploravo nuotando con la maschera, all’epoca erano
popolati da ciuffi di coralli rosa e rossi aggrappati alle rocce, da spugne,
cozze e “pomodori di mare”, ed erano attraversati da pesci di svariate specie. I bagni di mare del passato si concludevano al tramonto.
Quando l’ultimo
raggio di sole scompariva dietro Punta Campanella, risalivamo la scalinata
immersa nell’ombra.
Sudore ed acqua salata si mescolavano nei capelli e negli indumenti
succinti bagnati, mentre coordinavamo il passo con la respirazione, lentamente
ma senza sosta, fino alla sommità della sella; qui ritrovavamo il sole, ed il
vento a raffiche che ci asciugava.
Ripercorrendo il sentiero, di fronte all’edicola votiva spesso incontravamo
gruppi di persone sedute sui muretti, raccolte in preghiera, nella quiete della
sera.
L’escursione terminava
nella piazzetta di Nerano, prima innanzi alla fontanella e poi sul sagrato
della chiesa, adorno di piante fiorite. Il cammino regalava benessere e
felicità.
* * *
Questo scritto fa parte di un racconto autobiografico, estratto dal mio libro di recente pubblicazione dal titolo:
CAMMINI RIGENERANTI - Percorsi nella memoria.
Esperienze di vita e di resilienza, accompagnate dal potere rigenerante del cammino per la salute, il benessere e la pace interiore.
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Buona lettura da Francesca |
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