CAMMINI IN CITTA' TRA LUNGOMARE E COLLINA, Napoli


 CAMMINI IN CITTA' TRA LUNGOMARE E COLLINA, Napoli 

Seconda metà degli anni '70. Vivevo a Napoli, frequentavo il liceo classico e praticavo quotidianamente il cammino in misura molto intensa e programmata, in zone urbane sempre più ampie della città, che mi divertivo a scoprire.
Spesso, dopo la scuola, decidevo di rientrare a casa utilizzando le gambe anziché i mezzi di trasporto pubblico.
Raggiungevo il mio quartiere sulla collina risalendo lunghe scalinate e gradonate pavimentate in pietra, che si snodavano tra quartieri antichi, in cui il confine tra lo spazio privato delle abitazioni e lo spazio pubblico della strada era pressoché inesistente.
Qui le persone vivevano la strada come estensione della casa, realizzavano aiuole, sistemavano tappetini, cani, culle, passeggini e box per i bambini, e stenditoi per il bucato.
Improvvisavano salotti con sedie e tavolini innanzi alle porte, si intrattenevano a chiacchierare sorseggiando il caffè, pregavano innanzi a maestose edicole votive campeggianti sulle facciate di antichi fabbricati, circondate da corone di fiori, da immagini di santi, da foto di persone defunte, da ex voto in argento, da vasi di piante con fiori e frutti pendenti.
Camminavo con passo veloce e regolare, curavo la coordinazione di respiro e movimenti secondo le regole dell’allenamento sportivo, ed osservavo l’ambiente.
Attraverso il cammino, gli innumerevoli percorsi di risalita sui versanti della collina mi risultavano sempre più familiari.
Quando giungevo sudata alla sommità di una scalinata, mi voltavo, e mi soffermavo ad ammirare il panorama verso il mare, il lungomare, il porto, il golfo delimitato dal profilo delle isole e della penisola sorrentina, lontane sulla linea dell’orizzonte.
Un cammino particolarmente attraente all’uscita dalla scuola era l’attraversamento del lungomare da Mergellina al Castel dell’Ovo nelle giornate tempestose d’inverno, quando il cielo era grigio scuro ed il mare livido; i nuvoloni bassi e compatti correvano trascinati dal libeccio, talvolta configurando code verticali di trombe marine che si stagliavano in lontananza sull’orizzonte; le code scendevano inquietanti verso il basso e, raggiunto il livello dell’acqua, generavano vortici ed altissime colonne di schiuma; le onde lunghe del mare di traversia si infrangevano violentemente sul marciapiede, superando le scogliere e la balaustra.
Mi incappucciavo, ma raffiche di vento tagliente, misto a pioggia, mi sferzavano il volto e mi spingevano indietro; gli spruzzi di acqua salata inzuppavano l’eskimo ed i capelli lunghi, che fuoriuscivano in tutte le direzioni dal cappuccio.
In quei momenti, impegnando tutta la mia forza muscolare per avanzare senza sbandare troppo, godevo l’immersione nella furia degli elementi; assaporavo un po’ di natura selvaggia sul breve lungomare urbano, mentre le auto scorrevano veloci e rumorose al mio fianco.
Camminavo immaginando la carta geografica ed il lunghissimo percorso delle onde, che correvano e si ingrossavano sempre più, durante le burrasche in atto da ore o da giorni nel Mediterraneo sud-occidentale, lungo l’immenso fetch libero da ostacoli fino ai margini del golfo, protetto da isole e penisole; qui il moto ondoso perdeva un po’ di forza, rallentava, ma poi si rianimava e terminava la corsa schiantandosi sul marciapiede, proprio accanto ed addosso a me. Ero emozionata ed in armonia, senza altri pensieri.

(foto di Marina - panorama del Vesuvio dal lungomare di Napoli)

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Questo racconto è estratto dal mio libro di recente pubblicazione:

Questo libro è il 1° volume della collana:
CAMMINI NELLE ETA' DELLA VITA - Percorsi nella memoria
formato cartaceo con foto in bianco e nero
formato ebook con foto a colori
130 pagine

Buona lettura da Francesca


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(logo di Irene Munzù)



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