CAMMINO LENTO E BENEAUGURANTE NELLA LUCE, Barcis in Valcellina, Dolomiti Friulane (PN), Friuli Venezia Giulia

 


CAMMINO LENTO E BENEAUGURANTE NELLA LUCE, Barcis in Valcellina, Dolomiti Friulane (PN), Friuli Venezia Giulia 

Ricordi di un cammino di speranza verso la luce, lento anzi lentissimo, tradizionale e devozionale, beneaugurante, nel solstizio opposto a quello attuale.
In questi giorni del solstizio invernale nel web circolano splendide immagini fotografiche di spazi bui di città e paesi di mare e di montagna, nelle cui piazze campeggiano fantasmagorici alberi di Natale decorati con arcobaleni di luminarie lampeggianti, forse beneauguranti nell'oscurità dei nostri tempi di crisi energetica, guerre, tempeste finanziarie, diffuso disagio economico, sociale e psicologico post-pandemico per persone di ogni età e di ogni luogo, tutte accomunate nella globalizzazione da sofferenze e sfiducia nel futuro dell'umanità e del pianeta. Umanità a testa china, bisognosa di luce.
Desiderando in ogni senso il ritorno della luce, mi fa piacere ricordare un evento che si ripete ogni anno a Barcis, paesino della Valcellina che porto nel cuore da tempo, non solo perché il suo paesaggio e la sua gente hanno dato impulso al mio desiderio di camminare per studiare architetture e paesaggi delle piccole borgate sparse, raccogliendone le superstiti memorie non scritte; ma anche perché Barcis è uno dei tanti luoghi delle montagne spopolate ma non ancora abbandonate del nostro Paese, dalle Alpi agli Appennini, prima decimate da mortalità ed emigrazione sin dalla metà del XIX secolo, e poi dalla "nuova" emigrazione giovanile verso aggregazioni urbane e metropolitane, con il "premio di consolazione" di due o tre mesi di aggressivo turismo estivo, pendolaristico domenicale e/o fine settimanale. 


Circa duecento anime ancora resistono a Barcis, in prevalenza datate ed allietate dalla presenza di poche famiglie, alternative e coraggiose con alcuni bambini, speranza forse per una nuova ridefinizione della comunità, in una nuova luce.
Il 24 giugno la comunità celebra San Giovanni Battista a cui è dedicata la chiesa parrocchiale, portando in processione la grande statua lignea attraverso la strada principale del paese, per un cammino beneaugurante, per benedire il paesaggio festeggiando il solstizio, il giorno in cui la luce raggiunge il suo apice nella stretta valle circondata da alte montagne, che determinano in ogni stagione ampie zone d'ombra e fenomeni di inversione termica.
La processione è antica e radicata nella tradizione, e forse discende da culti atavici che da sempre hanno confidato nella luce del sole, la potente forza della natura che favorisce le coltivazioni ed i pascoli, la prosperità e la salute per gli umani, gli animali e le piante.
Ogni anno solitamente partecipo alla processione di San Giovanni con laica emozione. 
Mi tornano in mente tante processioni che accomunano realtà diverse e geograficamente lontane che conosco, i cui abitanti fanno uscire occasionalmente dagli spazi sacri le statue benedicenti (santi patroni o Madonne) e le portano in giro a spalla all'aperto, nei paesaggi di valle, collina, montagna o mare.


A Barcis la grande statua compie una passeggiata da est verso ovest e ritorno, tra chiesa e capitelli, solitamente all'ora del tramonto, e procede solennemente nel paesaggio incorniciato dalle montagne.
Il 24 giugno 2022 fino al pomeriggio piovve a dirotto; la banda era pronta a suonare ma non poteva uscire dalla chiesa; il traffico sulla strada SR 251 della Valcellina era stato temporaneamente interrotto con ampio spiegamento di volontari. 
Sotto l'ombrello, addossata alla muratura di un'antica casa in pietra, osservavo la gente in silenziosa attesa, mentre una persona, attivissima custode e promotrice della tradizionale funzione, camminava su e giù per la strada; sembrava che chiedesse l'intercessione del santo ed il dono di una schiarita. Ci riuscì, con l'energia del desiderio personale unito a quello di tutti i partecipanti.
Il sole si affacciò per poco tra le nubi e la processione si svolse lentissima sulla strada, accompagnata in prima fila dai bambini con i cestini di erbe e fiori della montagna e poi dai fedeli. Osservando la grande statua lignea rivolta verso i monti e verso il cielo, ho provato ad immaginare la sacralità della stessa processione in passato, quando la devozione e la fede erano l'unico conforto per la comunità barciana che viveva nella valle con fatica e sacrificio, in balia degli elementi naturali e delle difficili condizioni climatiche, secondo altri ritmi vitali e supportata da economie oggi scomparse, ma non del tutto dimenticate dagli anziani del luogo.


Dopo la passeggiata, la statua fu trasportata come sempre nell'antica chiesa illuminata, che appare fin troppo grande e spaziosa per la piccola comunità dei fedeli di oggi, accompagnata dal suono delle campane suonate a mano con la corda, con forza e vivacità da giovani braccia.




Al termine della processione, che celebra il ritorno della luce estiva, si pongono tanti interrogativi, insieme con la speranza che la comunità degli abitanti di Barcis resista nel tempo a dispetto delle macabre previsioni statistiche, che prevedono nei prossimi decenni l'intera Valcellina (da Andreis ad Erto-Casso) spopolata, sfruttata nelle sue abbondanti risorse idriche e ridotta a località di effimero turismo estivo poiché priva di attrattive sciistiche invernali, ma soprattutto priva dei custodi della sua cultura, delle sue tradizioni e del suono delle sue campane. 
Il passato del territorio della Valcellina, che ha dato i natali e/o ospitato anime illustri di artisti, poeti, scrittori, studiosi e di valorosi combattenti partigiani, che hanno contribuito alla liberazione ed alla rifondazione del nostro Paese in una delicatissima epoca, non può rimanere relegato nei libri di storia. 


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Nel mio piccolo, sto conducendo con passione da alcuni anni una ricerca personale, che si sta concretizzando nella pubblicazione (con patrocinio gratuito di enti e di associazioni attive nella promozione del territorio per un nuovo turismo sostenibile), di libri che propongono itinerari illustrati di cammino lento per la visita delle piccolissime borgate sparse sui versanti della valle intorno al lago di Barcis e nelle valli laterali.
Sono piccoli mondi da scoprire, incastonati in paesaggi di rara bellezza.

Se ti interessa, dai uno sguardo ai primi 3 libri pubblicati di una collana che ho ideato per le borgate di Barcis. Tra qualche mese ve ne sarà anche un altro, dedicato ad una delle borgate più affascinanti, oggi spopolata, Armasio, che avrà modo di rivivere in parte attraverso i racconti che mi sono stati donati da chi la ha vissuta e la ama.

Se desideri scoprire le borgate di Barcis, in primavera 2023 prevedo di organizzare qualche camminata insieme con altre persone interessate, con il supporto delle notizie e delle mappe storiche che ho raccolto nei miei libri. 
Se ti interessa partecipare, contattami su questo sito nell'apposito modulo di contatto.




Buona lettura e buon cammino, pieno di sorprese!
Francesca

 
 

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