LA BAMBINA E LA CASA DISTRUTTA DALLA GUERRA - 1944, borgata di Armasio, Barcis in Valcellina (PN), Prealpi Carniche, Friuli Venezia Giulia


LA BAMBINA E LA CASA DISTRUTTA DALLA GUERRA - 1944, borgata di Armasio, Barcis in Valcellina (PN), Prealpi Carniche, Friuli Venezia Giulia.
Un pianoro elevato, soleggiato, circondato dalle montagne ed affacciato panoramicamente sulla valle; una piccola borgata oggi disabitata, costituita da tre case isolate, con le facciate orientate verso il sole, rivolte verso un grande prato stabile in parte imboschito, in cui sopravvivono con tenacia vecchi alberi da frutta che hanno affrontato tempeste e nevicate per decenni, senza presenza e cura degli umani.
Ero passata qui tante volte a piedi in passato, e nel silenzio interrotto solo da fruscio del vento non avrei mai immaginato le storie custodite da queste antiche abitazioni in pietra, semplici, essenziali, solide, immerse nel paesaggio e nel microclima del sito.


Ho conosciuto Mirella de Armas, una donna nata su questo pianoro, innamorata della sua terra, nostalgica e desiderosa di raccontare, di svelare i segreti delle mura oggi silenti.
Comincia a raccontare, mi trasporta in un tempo ed in un mondo lontano, inseguendo le sue memorie. Le rivivo con lei, con profonda commozione. 
Poi scrive un racconto intenso, denso di sentimenti e di valori incrollabili, universali, e me lo dona con una foto che appartiene alla Storia vissuta da gente di montagna in tempo di guerra/dopoguerra, tra il 1944 ed il 1947, in questo microcosmo nel cuore delle Alpi.


Nel 1947 era una bambina di 5 anni, esile e provata dagli stenti, abituata ad osservare e ad agire come una piccola donna. Non mi racconta i dettagli delle premesse, e non glieli chiedo, perché so che certe ferite profonde sanguineranno per sempre. 
Desumo le premesse dai libri di storia locale, ed il seguito lo accolgo dal racconto.
Settembre 1944. La bambina e la sua famiglia non avevano più la casa, erano sotto il cielo senza un tetto e senza mezzi per la sussistenza; e come loro, anche centinaia di abitanti di Barcis e delle borgate di valle, tutte distrutte da un incendio di grandi proporzioni appiccato per rappresaglia, con sistematicità e determinazione, edificio dopo edificio, dai nazifascisti che erano riusciti a penetrare in Valcellina invadendo parte della vasta zona alpina "libera", controllata dalla resistenza partigiana.
Il paese e le borgate erano ridotti a schiere di mura scheletriche, senza tetti, senza solai, senza infissi, con macerie del contenuto e resti degli oggetti di vita quotidiana, dell'intimità violata e dispersa.

case di Barcis dopo l'incendio
immagine estratta da:
1944 DIES IRAE Valcellina - l'incendio nazista di Barcis
AA.VV. a cura di Aldo Colonnello

Primavera 1947. Gli abitanti iniziano la ricostruzione delle loro case, con pochi mezzi finanziari, con l'ingegno per le logistiche, con la forza della mente, delle spalle, delle braccia, delle gambe; attrezzati con picconi, setacci, secchi, gerle e scarpette di stoffa ai piedi sui sentieri erti. 





La terra offre i materiali da costruzione: tronchi di alberi dei boschi per le travi e le capriate, rocce delle crode da squadrare per i cantonali, sassi del torrente per comporre le murature in pietrame, sabbia da setacciare da versanti friabili ed acqua di sorgente per impastare le malte.


Poche maestranze specializzate lavorano a pagamento e tutti i componenti della famiglia, uomini e donne, ragazze e ragazzi, fanno da manovalanza e trasportano a spalla sui sentieri le materie prime e/o i componenti semilavorati a valle, salendo e scendendo più volte al giorno sul sentiero ripido che oggi percorriamo leggeri per diletto con zainetto, scarponcini e bastoncini. Circa 200 metri di dislivello, ma per il trasporto a spalla di quintali di materiali sono tanti, troppi. Sulle spalle gravano gerle piene di sassi, gerle cariche di conci squadrati di pietra, tronchi di abeti lunghi vari metri, secchi di acqua sospesi ai bilancieri.
Non ho sentito parlare di animali da soma in ausilio agli umani durante quella ricostruzione.
Un cantiere difficile, ardito, apparentemente temerario, ma dettato dalla necessità della sopravvivenza e dal radicamento alla terra, su un'altura senza strada e senza mezzi di trasporto.


La bambina assiste, osserva, soffre innanzi al sacrificio ed alla fatica dei familiari e decide di dare il suo piccolo contributo. Scappa di nascosto alla cava e, armata di piccone, prova a spaccare la roccia friabile per farla a pezzetti da passare poi al setaccio per selezionare la sabbia, detta "al savalon" in dialetto locale. 
Il fratello maggiore la trova così, intenta nel lavoro; corre a casa a prendere una vecchia macchina fotografica e la immortala. 
Questa foto è un pezzo di Storia, è l'icona della ricostruzione postbellica voluta ed attuata da gente tenace, all'epoca guardando con speranza verso un futuro che è stato molto diverso rispetto ai desideri.


Il racconto di Mirella prosegue, e si conclude con la soddisfazione, la gioia della ricompensa, l'amore che unisce la famiglia, nella casa ricostruita ed ampliata, vissuta, curata con amore, abbellita con i fiori del giardino e del prato stabile. Apprezzamento della bellezza e dei sentimenti, valori universali, intramontabili.

la casa abitata

ragazza di Armasio in costume barciano nel 1960

fiori spontanei del prato di  Armasio nel 1980

la casa ricostruita, nei nostri tempi

Ho inserito il racconto della bambina, oggi donna, in un mio libro di ricerca sulla borgata disabitata di Armasio, la quale per un po' ha ripreso ripreso vita nel mio cuore e nei cuori degli appassionati, attraverso questa ed altre testimonianze offerte in voce viva e su carta stampata, come pagine di storia vera e concreta, narrata per i posteri, per non dimenticare il passato. 
Prossimamente, su questo blog il racconto di altre testimonianze...

Vi invito a leggere il racconto in versione integrale, riportato in lingua italiana ed in dialetto barciano in questo libro, che è stato presentato a Barcis il 16 luglio 2023, con la partecipazione dei testimoni, nell'evento patrocinato dalla Magnifica Comunità di Montagna Dolomiti Friulane, Cavallo e Cansiglio e dal Comune di Barcis (PN) nell'ambito del Festival Dolomiti Days 2023.

locandina elaborata da:
 Adriano Traina - Studio Grafica e Fotografia TA/Rent Bike Barcis






Un invito alla lettura ed al cammino con rispetto e con passo lieve su questa terra, che necessita di ricordi, pensieri, riflessioni, desideri, energie per una nuova vita delle vecchie fabbriche attestate sul pianoro.

Il libro è disponibile in cartaceo ed in ebook al link qui sotto:


Per info sul cartaceo a Barcis ci si può rivolgere all'edicola ed a Studio Grafica e Fotografia TA/Rent Bike Barcis

Buona lettura e buon cammino! Francesca


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