Barcis in Valcellina (PN) 11 settembre 1944 - narrazione orale in interviste: testimonianze vive per la memoria storica, Friuli Venezia Giulia
BARCIS IN VALCELLINA (PN) 1944-1947. Distruzione e ricostruzione attraverso gli occhi e la memoria dei bambini.
Testimonianze raccolte in viva voce, memorie di vita vissuta offerte da esponenti della comunità barciana, anziani di oggi/bambini di ieri, per non dimenticare pagine di Storia.
L'11 settembre è stato più volte un giorno infausto nella storia recente in vari continenti, ed è associato, nella memoria collettiva mondiale, ad eventi di violenza, distruzione e sconvolgimento di tante vite.
Penso agli eventi negli anni in cui c'ero: 2001...1973... ma anche agli eventi del 1944, vissuti e narrati da persone della generazione che mi precede.
Da Barcis in Valcellina, paesino annidato tra acqua e terra nel cuore di una delle valli alpine più impervie, più selvagge e più amate del Friuli Occidentale, tra Prealpi Carniche e Dolomiti Friulane, giunge il ricordo dell'11 settembre 1944, giorno culminante di tragici eventi della resistenza partigiana durante la seconda guerra mondiale, quando anche questa piccola comunità ha dato il suo contributo in quel periodo così importante della storia del nostro Paese.
Conoscevo le vicende vissute all'epoca dai Barciani, le avevo lette nei libri di storia locale.
Camminando su antiche strade e sentieri della valle, ho sempre riflettuto sul contrasto stridente tra l'armonia del paesaggio odierno (prediletto dai turisti che giungono sempre più numerosi per praticare tanti sport, vela, canottaggio, escursionismo, alpinismo, marcia, nordic walking, o semplicemente per godere il silenzio ed ammirare la bellezza) e gli eventi bellici del passato recente consumatisi in questi siti.
Il paesaggio è intriso di queste memorie, nelle gallerie della Vecchia Strada della Forra della Cellina, nei sentieri, nei boschi, nei prati stabili, nelle minuscole borgate, nelle malghe e negli alpeggi in quota, nei sassi dei torrenti, nelle crode più inaccessibili, nelle antiche mura di architetture storiche emergenti e spontanee in legno e pietra.
L'11 settembre 2024 la piccola comunità di Barcis si è riunita con riservatezza, compostezza e commozione, per commemorare l'80° anniversario della distruzione quasi totale di antichissimi insediamenti del suo territorio, devastato da una serie di incendi appiccati per rappresaglia dai nazisti tra l'agosto 1944 e l'11 settembre 1944, quando la Valcellina faceva parte di un'ampia zona alpina "libera" controllata dai partigiani, impervia e protetta dai massicci montuosi, di notevole importanza strategica per il collegamento stradale che la attraversa, tra la pianura pordenonese e la valle del Piave.
Ho avuto l'onore di essere invitata a partecipare alla cerimonia commemorativa, organizzata dal Comune di Barcis e dalla Pro Barcis, e di assistere all'inaugurazione, alla presenza delle autorità, di 2 targhe apposte nei luoghi significativi del paese: il Municipio e la Biblioteca Civica, luoghi centrali di socialità e di cultura, qui ancora vive nella piccola comunità composta da circa 250 persone, una sorta di grande famiglia che da anni mi accoglie per le mie ricerche e le raccolte di interviste attraverso incontri, dialoghi e socializzazione, donandomi intense ed imprevedibili emozioni.
Durante la cerimonia di commemorazione, il Sindaco Claudio Traina ha indossato la fascia tricolore ed ha invitato gli esponenti più anziani presenti, che da bambini erano stati testimoni oculari degli eventi bellici e della distruzione causata dal fuoco, a mettere in luce le targhe rimuovendo la bandiera italiana che le ricopriva.
Il parroco Don Luca Basaldella ha impartito la benedizione.
Eravamo in tanti, in silenzio, mentre riflettevo con rispetto e con ammirazione, sulla commozione di donne e uomini che dopo 80 anni hanno rievocato gli eventi dolorosi che li avevano profondamente segnati in passato, poi superati con tenacia e sacrificio nella ricostruzione e nel prosieguo lavorativo e costruttivo del loro vissuto personale, familiare e comunitario.
Dopo la cerimonia sono stata invitata a presentare il mio libro, nato per ricordare sia l'80° anniversario della distruzione di Barcis, sia la sua ricostruzione protrattasi per alcuni anni, fino al 1947. Al fuoco della distruzione ho scelto di contrapporre l'acqua, fonte di vita, di rinascita e di rinnovamento, quando in un giorno di primavera fui colpita dal colore dell'acqua purissima del torrente Cellina che si immette nel lago di Barcis.
Donne e uomini mi hanno condotta virtualmente per mano nei luoghi più reconditi della terra barciana, tra le vicende e le genti della loro infanzia, rendendomi partecipe, con profonda commozione, di memorie inedite narrate con semplicità, spontaneità, sofferenza ed intensità emozionale.
Le testimonianze relative agli anni 1943-1944 ed alla ricostruzione post bellica fino al 1947 sono state rese da persone che all'epoca erano bambine e bambini, e pertanto vanno accolte per l'intensità e la sinteticità delle emozioni, filtrate attraverso occhi ad animi infantili, come frammenti di periodi vissuti, impressi indelebilmente nella memoria ed espressi con commozione, spesso in modo non perfettamente congruente per una ricostruzione esatta di tutti gli eventi narrati, ma con toni che toccano in profondità le corde dell'anima.
I testimoni mi hanno aiutata a "leggere" il territorio della valle nel suo assetto pregresso, oggi profondamente trasformato, e ad "entrare" in una comunità scomparsa, molto diversa dall'attuale realtà sociale, afflitta dal gelo demografico e dallo spopolamento nonostante le iniziative di singoli, coppie e giovani famiglie.
Il territorio di Barcis oggi, con il centro principale sulla sponda del lago e le borgate sparse sui versanti montani e nelle valli:
In questo libro, dopo l'esposizione delle testimonianze, nel capitolo intitolato "Ricordi degli incontri" ho riportato alcune note autobiografiche: i miei ricordi delle emozioni vissute incontrando, ascoltando e dialogando con ciascuno dei testimoni o leggendo i loro manoscritti.
Ho annotato frammenti di vissuto che abbiamo condiviso nel corso di questa esperienza di interviste, ed il legame interpersonale, affettuoso ed amicale, che si è instaurato tra noi e che riemerge in ogni nuova occasione di incontro o di contatto a distanza.
Spero che questo libro sia gradito, e che la narrazione orale prosegua sempre tra le mura domestiche, da genitori a figli, da nonni a nipoti, e che i giovani siano disponibili ad ascoltare, a ricordare ed a trasmettere al futuro le memorie comunitarie ed identitarie dei loro predecessori.
Buona lettura!
Francesca
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ARCHITETTURE-CAMMINO
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