LA BORGATA TRA LE MONTAGNE ED IL TORRENTE, in ricordo di Antonio Salvador, Molassa, Barcis in Valcellina (PN), Prealpi Carniche, Friuli Venezia Giulia

LA BORGATA TRA LE MONTAGNE ED IL TORRENTE, in ricordo di Antonio Salvador, Molassa, Barcis in Valcellina (PN), Prealpi Carniche, Friuli Venezia Giulia
Questo torrente impetuoso fuoriesce da una valle stretta e selvaggia, incuneata tra montagne strapiombanti ed ostili, e scorre veloce fino ad immettersi in una forra rocciosa profondissima ed inaccessibile; prima però, in questo punto, forma una curva che invita ad una sosta nei pressi di una sponda accogliente, innanzi ad una borgata antica ed appartata, attestata su un terrazza protetta da muretti a secco. 


Un luogo di memorie e di passaggi di tante genti che, nei secoli passati, si spostavano sistematicamente a piedi in questo territorio, tra la Valcellina e la pianura friulana, e che qui guadavano, attraversando le acque su passerelle lignee precarie, che venivano appese agli alberi del bosco dopo ogni attraversamento, per evitare che la corrente le trascinasse via.


Ecco il torrente Molassa, spettacolare in tutte le stagioni, ma particolarmente attraente in  estate, con le acque calme, trasparenti e smeraldine, balneabili esclusivamente per poche persone del luogo, tranquille e rispettose dell'ambiente.

foto di Antonio Salvador

Un uomo della borgata, Antonio Salvador, ha definito il torrente "Molassa Creek", personalizzando curiosamente il nome con l'accostamento del sostantivo inglese che sembra conferire al contesto un ulteriore tocco di selvaggitudine/wilderness.
Il termine "creek" appare infatti violento, onomatopeico, evoca una rottura e nella sensorialità richiama il rumore dei sassi appuntiti trascinati dalla corrente.

Avevo un appuntamento in Molassa, appena finito il mio lavoro durante le ondate di calore ed i cicloni che hanno tormentato questa strana estate, con Antonio, amico speciale, innamorato del suo torrente e della sua borgata, fiero della sua terra d'origine e dei suoi attivissimi antenati che, partendo da questo luogo, avevano praticato il commercio in giro per l'Europa. Un appuntamento per rievocare, ascoltare e raccogliere memorie collettive e storie non scritte, per le mie prossime pubblicazioni.
Ma non abbiamo fatto in tempo. 
Se ne è andato all'improvviso, per sempre da questa dimensione terrena, lasciando un grande vuoto nella sua famiglia, nella compatta comunità della borgata di Molassa e tra le persone che, come me, hanno avuto la fortuna di conoscerlo e di dialogare con lui. 
Negli ultimi anni ha dato impulso alle mie ricerche per i libri di ARCHITETTURE-CAMMINO IN VALCELLINA NELLE BORGATE DI BARCIS offrendo testimonianze, mettendomi in contatto e facendomi incontrare con tanti barciani desiderosi di raccontare, di dare voce viva alle loro memorie del vissuto in questa ed in altre borgate. 




Antonio Salvador lascia tanta energia vitale e tante memorie, interessanti e particolarissime, del suo "piccolo borgo" e sulle rive di "Molassa Creek". 
Ha raccontato flash delle estati della sua infanzia, nell'immediato dopoguerra, tra la Molassa e la borgata di Roppe a monte; la storia e la topografia delle borgate e dei sentieri nel punto in cui, secoli fa, fu eretto un umile ma significativo capitello segnavia, il "Santantone" (Sant'Antonio di Padova, poi rinnovato nel 1960 e nel 1989) accompagnatore dei cammini e degli incontri di mercanti, sedonere, boscaioli e portatrici di carbone in corrispondenza di un crocevia strategico di mulattiere che segnavano la montagna viva del passato.



foto da archivio di Antonio Salvador

Ha raccontato la storia di un  personaggio speciale giunto in Molassa nel dopoguerra dalla Russia, un archimandrita ortodosso che prima era stato un cadetto dello zar, un combattente, poi esule, poi uomo umile ed operoso benevolmente accolto nella piccola comunità della borgata, in cui suo figlio aveva dato vita ad una stirpe, sposando proprio la zia di Antonio Salvador e generando le due fanciulle ritratte nella foto accanto allo storico capitello.
Una storia incredibile di apertura, di inclusione e di intrecci culturali e spirituali, filtrata attraverso gli occhi ed i ricordi di un bambino, che insieme con altri bambini osservava con curiosità e con tanti interrogativi l'insolito uomo straniero barbuto, abbigliato con tonaca e crocefisso, "l'uomo che pregava e piangeva"... e tante altre memorie, che ho in programma di raccogliere in un libro, insieme con quelle di numerosi altri testimoni.

L'ultimo incontro con Antonio è avvenuto a luglio, in un giorno infausto di temporali, nel suo bar cittadino preferito, in una delle vie più trafficate di Pordenone, tra il rumore delle intemperie, delle auto e delle tazze, su un tavolino innanzi al suo caffè, alle sue immancabili caramelle "golia", alla mia bottiglietta di acqua naturale, con l'entusiasmo e la gioia del dialogo e dell'ascolto, con l'ausilio del mio piccolo registratore portatile.
L'audio era riuscito pessimo, ovviamente, e ci eravamo ripromessi di rifare il tutto in Molassa, proprio ad agosto. Le cose sono andate molto diversamente.
Ma l'ultimo regalo di Antonio lo ho recuperato e lo ho ascoltato con commozione, tra le lacrime, proprio stamattina, poche ore prima di andare a dargli l'ultimo saluto in chiesa.
Grazie alla tecnologia ed all'aiuto di mio figlio, l'audio ripulito dai rumori di sottofondo è ascoltabile, almeno in parte e, una volta trascritto ed elaborato, sarà una preziosa testimonianza per i posteri.

Chi desidera leggere alcune testimonianze offerte da Antonio Salvador e finora inserite nei miei libri, le trova qui:

in questo libro a pag. 54 e seguenti:


inoltre, in questo libro a pagg. 38-39:


Mi piace pensare che con Antonio ci siamo detti arrivederci in Molassa e non addio. 
Mi piace pensare che le energie delle persone restino per lungo tempo a vagare nell'universo, nei luoghi amati, tra le antiche mura, lungo sentieri e mulattiere, e nei cuori di chi riesce a  sentirle ed a portarle con sé.
Buona lettura e buon cammino.
Francesca








  




Commenti